venerdì 30 gennaio 2015

LA VENDETTA DEGLI ANIMALI


Ogni giorno viene consumato un massacro di proporzioni tali in confronto del quale quello di ogni guerra impallidisce e non sono migliaia o milioni le vittime ma decine di miliardi gli animali uccisi, non per difendere la patria o la famiglia ma per il piacere della gola di chi mangia la carne. Le vittime di ogni anno superano quelle di tutte le guerre combattute dal genere umano. Vergogna, mille volte vergogna.
Montagne di cadaveri, fiumi di sangue, grida di terrore si alzano inascoltate dai mattatoi e il tutto avviene nel modo più naturale, silenzioso, con il tacito accordo e su delega di tutti, o quasi; ma quando la vita presenta, a questa umanità, il conto da pagare, la gente non sa vedere le sue colpe, non sa capire la causa delle sue sventure: crede che il dolore causato agli animali sia senza conseguenze e che la violenza, le guerre o le malattie siano da attribuire al fato. Ma se l’uomo si macchiasse degli stessi crimini nei confronti degli esseri umani sicuramente attribuirebbe a se stesso la causa delle sue disgrazie.
L’attuale legge, voluta dal popolo italiano, protegge, in teoria, alcuni animali dal maltrattamento, quelli cosiddetti d’affezione. La gente non vuole che questi animali siano maltrattati o uccisi però accetta che siano violentati e barbaramente uccisi tutti gli altri. La capacità di differenziare dolore da dolore e vita da vita porta in se il germe di ogni razzismo. E’ come se nel tempo degli schiavi fosse emanata una legge a condanna della violenza sugli schiavi bianchi ma legittimasse la tortura e l’uccisione degli schiavi di ogni altra razza.
La gente ritiene che non sia giusto far soffrire un animale però ritiene normale, giusto, anzi doveroso, farlo a pezzi, triturarlo per essere cucinato, perché è convinta che la carne deve essere mangiata e che gli esperimenti bisogna pur farli su qualcuno e poi l’animale è fatto per questo, altrimenti a che serve allevarli? Praticamente è come considerare reato dare uno schiaffo ad una persona ma ritenere lecito sparargli un colpo di fucile.
L’umanità vive in uno stato di ipnosi profonda, in un sonno di primordiale espressione che gli impedisce di accorgersi dei suoi orrori.. L’ipocrisia umana, l’incoerenza, la mancanza di dignità continua, purtroppo, ad essere regola comune. E’ ipocrisia nutrire tenerezza alla vista di un coniglietto o di un pulcino o impietosirsi se questi vengono maltrattati e poi considerare lecito che gli stessi subiscano la violenza suprema negli istituti di sperimentazione o nei mattatoi. Ma l’uomo non ha abbastanza dignità per vergognarsi della sua incoerenza. E’ ipocrisia condannare la violenza sugli animali se poi si accetta di buon grado che siano sterminati nei boschi, che siano spellati per farne capi di abbigliamento, che siano costretti ad ubbidire al suo tiranno uomo pena la frusta, il bastone o la morte. Ma questo è l’uomo: una specie in via di evoluzione, un essere in perenne contraddizione con se stesso ancora lontano dal capire che quando fa del male ad un qualunque componente la famiglia dei viventi lo fa in primo luogo a se stesso perché prima o poi ne paga le conseguenze.
“Finché gli uomini continueranno ad uccidere gli animali essi non cesseranno neppure di uccidersi tra di loro: il mondo animale si vendica dell’umanità forzandola nelle guerre a divenire carnefice di se stessa”. (Max De Saxe)

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