mercoledì 29 aprile 2015

NUTELLA VEG



Ingredienti per una merenda rinforzata per due persone

2 C di crema di nocciole bio 100 % (se avete un buon robot potete auto-produrla, tritando finemente delle nocciole tostate fino a ridurle in crema)
1 c di cacao in polvere
1 c di olio di girasole spremuto a freddo
1 C di malto di riso
1 pizzico di vaniglia in polvere  (facoltativo)
latte di riso qb


Procedimento:

Mescolare tutti gli ingredienti, tranne il latte. Aggiungerlo, poco alla volta, fino a raggiungere la consistenza desiderata. Se vi piace, amalgamate anche la granella di nocciole o le nocciole intere. Et voilà … spalmate sul pane e gustate!

Se lo desiderate, potete aumentare le dosi per ricavarne un vasetto da conservare in frigorifero; in questo caso, però, suggerisco di tenere la crema più morbida perchè, con il freddo, tende ad indurirsi!
Buon appetito!!!


P.S.
Della inspiegabile e misteriosa passione italiana per la versione industrial-popolare composta per 80 % da zucchero raffinato, polvere di latte e grasso vegetale, che appunto sa solo di “zucchero raffinato, polvere di latte e grasso vegetale”, non vorrei parlare ancora.
Oggi mi riservo solo un piccolo confronto in puro stile “Okkio alla spesa”. Soffermiamoci sui prezzi di questa perla rara delle creme spalmabili che tanto gentile e tanto onesta pare, ma che invece … ! Vi copio e incollo i prezzi del bicchiere direttamente dal sito internet della maggiore catena di supermercati italiani, in data di oggi e scopro che: 1 bicchiere da 200 GR prezzo = costa Euro 9,95 al KG.
La considerazione è questa: se io pago fino a 9,95/kg un amalgama di zucchero, mescolato a non precisato olio/grasso vegetale e latte in polvere (80 % del totale), con un lontanissimo sentore di nocciola (il 12 %), poi non posso dire: “però costa poco!”.
A mio modesto parere, costa molto e vale poco: è zucchero raffinato (dal costo risibile), grasso imprecisato (praticamente te lo tirano dietro!) e latte in polvere (che ormai non sanno più come smaltire … potessero lo metterebbero anche nello shampoo, eh? ma forse già lo fanno perchè qualche studio avrà dimostrato che fa venire i capelli più luminosi). Costa molto anche in termini di salute a lungo termine, di prestazioni fisiche, di deficit attentivi, di problemi di sviluppo che causiamo ai nostri figli con questo abuso di prodotti raffinati …
E’ pur vero che vien poi spontaneo prendersela con i produttori di nocciole dicendo che “i vasetti di crema di nocciole 100% del bio sono carissimi”. Certo è vero che, ad una prima osservazione, sembrano costare di più ed è verissimo che certi meccanismi di distribuzione del biologico, non sono affatto più virtuosi della GDO convenzionale (questo significa che, anche nel biologico, ci finiscono prodotti mediocri venduti a prezzi carissimi), ma …  se usiamo l’ingegno e se pensiamo, come termine di paragone, che siamo disposti a pagare 10 euro/kg per un prodotto industriale di “roba industriale” e che, a lungo andare, non ci fa affatto bene, allora, forse, saremmo più ben disposti a pagare 15 euro/kg per comprare, magari direttamente da un piccolo produttore italiano, una splendida creme di nocciole 100%.
A questo punto acquisteremo sapendo di pagare il giusto, riconoscendo un equo compenso a chi fa un buon lavoro e facendo del bene a noi ed alla nostra famiglia.
Ed allora cerchiamoli questi bravi produttori o peschiamo nella rete delle buone offerte e scopriremo di poter trovare valide alternative con crescente facilità (un esempio relativo ai prezzi contenuti, lo trovate qui, ma rivolgetevi anche ai mercati locali, ai farmer markets che ormai spopolano in tutte le grandi città, o a quelle splendide iniziative di mercato indipendente che creano rete tra le genti e le terre italiane).
Lo so, qualcuno dirà anche che “quell’altra” famosissima crema E’ BUONA. A costui, come farei a me stessa, mi permetto solo di ricordare che anche il gusto “viene educato” dalle nostre esperienze di vita e dal nostro volere, “perché le impressioni ch’esso riceve sono a un tempo e più durevoli e più dipendenti dalla nostra volontà”. Nella speranza che il grandissimo Brillat – Savarin non rimanga inascoltato, dedico a tutti queste sue bellissime parole: “La scoperta di un manicaretto nuovo fa per la felicità del genere umano più che la scoperta di una stella” (Aforisma IX).

lunedì 27 aprile 2015

CHE BELLA GIORNATA.....CON GRIGLIATA A BASE DI CADAVERI !


Con le belle giornate iniziano purtroppo le immancabili grigliate a base di cadaveri... E così mi ritrovo a pensare a come gesti e azioni ritenuti socialmente normali vengano visti da una minoranza come un qualcosa di sporco e agghiacciante. 
Perchè noi dietro quei pezzi di carne scorgiamo sempre un animale che è stato mandato al macello, un animale terrorizzato, un animale che senza un motivo è stato sgozzato dopo qualche mese di non-vita.

A rendere il tutto più detestabile sono proprio queste immancabili grigliate che ci obbligano a dover tappare il naso e soprattutto a vedere persone che in bellissimi giorni di festa e di sole si ritrovano, passano piacevolmente del tempo assieme all'aria aperta, il tutto banchettando con pezzi di animali massacrati.

C'è un qualcosa di molto fastidioso nel vedere l'ossimoro tra giornate soleggianti, gente rilassata (magari nell'unico giorno di riposo) e gli animali massacrati alla griglia di cui si ingozzano.

Ciò che mi urta molto è la sottile sensazione che cuocere cadaveri alla griglia venga avvertito come un qualcosa di virile, un qualcosa che li trasformi in gran cacciatori.
Vedo i maschi (solitamente) occuparsi fieri della carne, manco avessero inseguito in prima persona l'animale nel bosco, nè tantomeno l'avessero ammazzato...E poi, quale bosco? Ciò che grigliano è il povero corpo di un animale nato e vissuto in gabbia e ucciso in un macello a 6 mesi di vita. Questo vi rende più virili? Più fieri? Fieri di cosa? Di un regime di terrore e assassinio imposto a docili creature?
Avete mai riflettutto su cosa c'è dietro la vostra grigliata? Forse sarebbe il momento di farlo, affinchè un momento di gioia e di condivisione lo possa essere per tutti ...E allora, togliete i cadaveri dalle vostre griglie, e armatevi di zucchine, melanzane, patate, hamburger vegetali, wurster veg.... La scelta non manca, ma agli animali che grigliate la scelta è mancata, a loro sì.

PS e ricordiamoci che la virilità non ha nulla a che fare con lo sgozzare animali innocenti e cuocerli alla griglia. Essere veramente uomini e donne significa farsi carico delle proprie responsabilità e scegliere consapevolmente causando il minor livello di sofferenza possibile.

martedì 21 aprile 2015

TORTA MARMORIZZATA




Ingredienti:
Per l'impasto chiaro:
375 gr di farina di farro
240 g di zucchero
1 confezione di lievito per dolci
1 confezione di zucchero vanigliato
240 ml di olio di girasole
240 ml di latte vegetale (soia / riso / avena / farro / latte di mandorla)
3 C di rum
¼ c di sale

Per l'impasto scuro:
2 C di cacao in polvere, non zuccherato
3 c di latte vegetale
120 gr di cioccolato fondente a pezzetti

Glassa al cioccolato (opzionale):
200 gr di cioccolato fondente
1 C di olio di girasole





Procedimento:

Imburrare la forma nella ciambella con della margarina e spolverizzare farina o pan grattato. Unire tutti gli ingredienti solidi e mischiarli con quelli liquidi con lo sbattitore per qualche minuto. Dividere l'impasto in due parti uguali, in uno mettiamo il cacao, latte e i pezzetti di cioccolato. Poi versiamo a strati nella forma e cuociamo a forno statico per 50 -60 minuti a 175°
Lasciate raffreddare completamente.
Per la glassa, sciogliere il cioccolato con l'olio. Versare il cioccolato sopra la torta di marmo. Prendo il dorso di un cucchiaio per diffondere il cioccolato.
Buon appetito!!!




lunedì 20 aprile 2015

CONIGLI

coniglio nell'erba
Chi sono?

I conigli sono animali socievoli... e sociali, infatti in natura vivono in colonie numerose. Sono abilissimi scavatori, e si costruiscono sottoterra delle tane formate da varie "stanze" con gallerie che le uniscono.
Dalle tane escono all'alba e al tramonto per trovare da mangiare e per "fare toeletta", pulendosi la morbidissima pelliccia dalle orecchie ai piedi; e nelle notti di luna piena amano giocare sui prati rincorrendosi a vicenda, ma stando sempre all'erta: appena qualcuno sente un rumore, dà l'allarme agli altri battendo le zampe sul terreno, e tutti scappano nelle tane.
Quando è ora di partorire la femmina si fa una tana lontano dalla colonia, la imbottisce con foglie e paglia, e col suo stesso pelo, che si strappa appositamente dal ventre. Quando i coniglietti sono svezzati (dopo circa un mese), li riporta nella colonia, e il papà, molto tenero e affettuoso coi cuccioli, aiuta ad accudire la prole.

Storie e aneddoti

Il coniglio è, assieme al cavallo, l'unico animale che, in Italia è sia "da ammazzare" che "da amare", perché viene allevato e venduto in macelleria, ma è anche diventato animale d'affezione (in altri paesi è solo animale d'affezione).
Così, ci sono storie come questa, che ci racconta Paola, della provincia di Torino:
« Galak, la mia coniglia gigante di 4,5 kg è arrivata da noi pochi mesi fa, proveniente da un laboratorio di vivisezione che, terminato il ciclo di studio, intendeva... "eliminarla".
E' una neozelandese bianca e la sua carne è considerata ottima in cucina... è quindi a tutti gli effetti un "coniglio da pentola". E' arrivata in punta di zampe, senza far rumore, un po' spaventata ma decisa sin dal primo momento a farci ben capire chi era il padrone di casa.
Noi poveri umani abbiamo impiegato un po' di tempo a capire dove doveva stare il WC di Galak, quale cuscino era più consono per le grattatine alla schiena, quale letto il più adatto per la nanna... ma alla fine ce l'abbiamo fatta. Volevamo creare dei limiti del tipo... nel letto no, nella cesta del gatto no, in cucina no... ma alla fine abbiamo raggiunto un compromesso con Galak... E' tutto sì, alla faccia di chi dice che i conigli sono esserini docili, timidi e paurosi.
Ed ora che di giorno corre in cortile, scavando dei tunnel antiatomici di dimensioni spaventose, gioca con i gatti, ti salta in braccio non appena ti siedi, conosce il suo nome e ti segue in casa come un cagnolino, il mio pensiero va a tutti gli altri esserini meno fortunati di lei e mi si stringe il cuore in un sentimento di eterna tristezza.
Dopo un mese, grazie a Galak sono diventata vegetariana... tutto merito della sua dolcezza, che mi ha fatto capire che non esistono animali "da mangiare" e animali "da amare", ma che gli animali sono tutti uguali, tutti degni di rispetto. »
Un'altra testimonianza è quella di Laura, che racconta:
« Ho vissuto per anni con una coppia di conigli, non i grossi conigli neozelandesi, ma due piccoli conigli abbandonati, fratello e sorella. Erano tenerissimi tra loro, e amavano stare distesi l'uno accanto all'altra e leccarsi le orecchie vicendevolmente. D'inverno stavano in casa, d'estate in un recinto in giardino, dove si divertivano un mondo a scavare tane e gallerie.
Non erano molto socievoli con gli umani, ma quando decidevano loro, anziché scappare, stavano lì, si lasciavano avvicinare e si facevano accarezzare le orecchie, la testa, la schiena (MAI la pancia). Il maschio adorava farsi prendere in braccio e stare a pancia in su a farsi cullare (ovviamente solo quando lo decideva lui...). Dormivano sotto il divano (il cui fondo era protetto da una rete metallica, dopo la volta che avevano rosicchiato tutte le cinghie da sotto...), amavano l'insalata, poco le carote, molto la banana... e amavano molto correre e saltare, anche se poi, da vecchietti, camminavano solo e in giardino scavavano molto meno :-) »

Guarda come sono costretti a vivere e morire


martedì 14 aprile 2015

SETTE BUONI MOTIVI PER NON MANGIARE CARNE



1. Il corpo umano non è fatto per assimilare la carne.

La conformazione dei denti, dei muscoli facciali, della mandibola, l’acidità dello stomaco e la lunghezza dell’intestino dell’uomo sono tipiche degli animali vegetariani.

Uno studio di anatomia comparata che non lascia dubbi al riguardo è stato effettuato da Milton R. Mills. [1]

Per poter digerire la carne l’animale carnivoro ha succhi gastrici 20 volte più potenti di quelli del nostro stomaco. L’intestino dei carnivori è corto (da 3 a 6 volte la lunghezza del corpo) per liberarsi presto delle scorie residue della carne. Il nostro intestino, analogamente a quello degli animali prettamente vegetariani, è molto più lungo di quello dei carnivori (fino a 12 volte la lunghezza del corpo). Ed infatti dopo un pasto a base di carne le tossine degradative provenienti dal catabolismo delle proteine animali rimangono in circolo per un periodo minimo di circa 142 ore, cioè circa una settimana. [2]

2. L’eccesso di proteine è inutile.

Sul fabbisogno reale di proteine necessario all’uomo esistono dati molto discordanti, che variano da fonte a fonte. Eppure basta considerare che, nei primi mesi di vita, il cucciolo dell’uomo costruisce i suoi muscoli, ossa, tessuti, etc. ad un tasso di crescita così rapido che non eguaglierà in nessun altro periodo della vita. Raddoppia il suo peso della nascita mediamente in 5/6 mesi. E realizza tutto questo soltanto con il latte materno, un alimento che contiene appena l’1% – l’1,5% di proteine. Per inciso, la stessa percentuale di proteine presente nella frutta e nella verdura.

In definitiva nell’alimentazione umana il pericolo non è mai la carenza di proteine (che non esiste e non si verifica nemmeno nei peggiori casi di fame e di carestie), ma l’eccesso delle stesse. Quando si parla di paesi affamati, le carenze sono infatti caloriche, vitaminiche e minerali, mai proteiche. Ed è invece l’eccesso di proteine a flagellare con gravissime patologie le popolazioni dei paesi industrializzati. [3]

3. Il consumo di carne è inutile

Non vi è nessun micro-nutriente utile nella carne che non sia contenuto nella frutta e nei vegetali. Nelle giuste proporzioni, cereali, legumi, frutta fresca e oleosa, ortaggi freschi, verdure, alghe marine e alghe verdi azzurre, germogli, sono in grado di assicurare al nostro organismo tutti i nutrienti necessari.

Persino il rischio di sviluppare problemi di salute a causa di una carenza di vitamina B12 in una dieta vegetariana stretta è estremamente raro, inferiore a una probabilità su un milione. [4]

4. Il consumo di carne è causa di numerose malattie

Da tempo i dati medici ed epidemiologici espongono molto chiaramente che un eccesso di consumo di carni produce malattie cardiovascolari, diabete e tumori.

Gli studi ecologici hanno sistematicamente evidenziato una forte relazione dei principali tumori del mondo occidentale (mammella, colon, rene, ovaie, prostata) con il consumo di carni e di grassi animali [5].

I cibi animali, con il loro apporto di grassi totali, grassi saturi, colesterolo e lo sviluppo di sostanze cancerogene durante la cottura (come le amine eterocicliche) arrecano certamente più danni che benefici all’organismo umano. Il consumo di carne favorisce lo sviluppo di acido solfidrico, che è una delle cause dei danni al colon. Ed infatti nelle culture carnivore occidentali l’incidenza del tumore al colon è dieci volte superiore a quella delle culture vegetariane asiatiche. [6,7,8,9,10]

5. La carne è piena di sostanze chimiche

La maggior parte della carne che arriva sui nostri mercati proviene da allevamenti intensivi. Per evitare che gli animali si ammalino nelle condizioni contro natura in cui crescono, si è costretti a fare un uso massiccio di antibiotici. Inoltre per velocizzare la crescita e massimizzare il profitto, vengono usati grandi quantità di ormoni estrogeni.

La maggior parte dei polli in batteria non ha mai visto la luce del sole e non vede altro che la luce artificiale per 22 ore al giorno. Gli allevatori zootecnici fanno sì che questi pulcini non smettano mai di alimentarsi e somministrano ampie dosi di sali d’arsenico per stimolare la crescita, al punto che in soli 45 giorni raggiungono la condizione di pollo maturo che altrimenti avrebbero raggiunto in non meno di 3 mesi.

Tutte queste sostanze chimiche finiscono nel piatto (e nel sangue) di chi si alimenta con la carne.

6. Gli allevamenti di bestiame distruggono il pianeta

L’allevamento di bestiame per uso alimentare è la principale causa di distruzione delle sempre più ridotte aree di foresta pluviale rimaste sulla terra. In Centroamerica e Sudamerica milioni di ettari di foreste vergini vengono abbattuti per lasciare spazio a pascoli per l’allevamento. Per produrre un solo etto di carne vengono distrutti 12mq di foresta tropicale. Nel 1980 fu stimato che il 72% della deforestazione amazzonica in Brasile era volto a ottenere pascoli per il bestiame.

C’è un altro problema: l’inquinamento che tali allevamenti producono. I liquami di origine animale e vegetale prodotti negli allevamenti hanno un potenziale inquinante molto più elevato di quello dei liquami domestici. Nel Regno Unito nel 1996 hanno infatti causato oltre 200 incidenti di inquinamento dell’acqua. [11]

Per l’allevamento si usano grosse quantità di sostanze chimiche (ormoni, antibiotici, fertilizzanti, diserbanti…) che finiscono nelle falde acquifere, inquinandole.

Un esempio in Italia: nel bacino del Po ogni anno vengono versate 190 mila tonnellate di deiezioni animali contenenti ormoni, antibiotici e metalli pesanti. [12]

L’economista Jeremy Rifkin, rifacendosi ad un rapporto della FAO, ha sottolineato come il 18% dei gas ad effetto serra siano imputabili all’allevamento e in particolare:

il 9% delle emissioni di anidride carbonica

il 65% di protossido di azoto

il 37% di metano.

7. Gli allevamenti di bestiame affamano il pianeta

Per allevare il miliardo e mezzo di capi bovini che oggi è destinato al consumo alimentare, si utilizzano migliaia di tonnellate di cereali e legumi che potrebbero essere utilizzati per l’alimentazione umana. Oggi, circa un terzo della raccolta mondiale di cereali è impiegata come mangime per bovini e altro bestiame d’allevamento, mentre circa un miliardo di esseri umani soffrono per la famee la denutrizione cronica.

E lo stesso accade per il consumo di acqua. Anche se il bestiame utilizza direttamente solo l’1,3% dell’acqua utilizzata in totale in agricoltura, si deve però considerare l’acqua utilizzata per produrre l’enorme quantità di cereali e soia che gli animali consumano. Risulta così che 1 Kg di manzo è stato prodotto impiegando ben 100.000 litri di acqua, cento volte la quantità che serve per produrre un kg di grano. [13]

Come ha osservato il giornalista Mario Tozzi: “per allevare un solo manzo si consuma tanta acqua quanta ne serve per far galleggiare un incrociatore”. [14]

lunedì 13 aprile 2015

TORTINA CARAMELATA


Ingredienti:

Per il Pan di spagna:

150 gr di farina di farro
80 gr di zucchero di canna
120 ml di latte di soia o di riso
80 ml di olio di girasole
1 c di lievito der dolci
una punta di vaniglia

Per la farcitura:

175 gr di cioccolata fondente
175 gr di margarina (alsan)
2 C di latte di soia o riso
350 gr di zucchero di canna a velo

Per il caramello:

100 gr di  zucchero di canna
4  C di acqua

Procedimento:

In una ciotola unire tutti gli ingredienti secchi in un altra tutti i liquidi, poi unirli e servirsi delle fruste elettriche. Poi disponete la carta da forno su una teglia e stendete l'impasto,  livellatelo con una spatola e cuocete a forno statico a 200° per 8-10  minuti. Lo spessore dell' impasto sulla teglia deve essere molto sottile. Una volta raffreddato si ritagliano dei cerchi di diametro 11 cm, noi ne abbiamo fatti sei cerchi, tre per ogni tortina. 
Per la crema, fondere il cioccolato e lasciarlo intiepidire. Impastare la margarina con lo zucchero a velo e il latte fino ad ottenere una crema densa e chiara, che unirete poi al cioccolato. Dopodichè preparare il caramello, sciogliendo lo zucchero con l'acqua in un pentolino, mescolandolo accuratamente e lasciatelo sul fuoco finchè non avrà assunto un colore dorato. Ora versate il caramello su uno dei dischi, lasciatelo raffredare un po e segnate 8 line con un coltello in modo da fare 8 spicchi. Poi disponete un disco alla base e ricopritelo di crema, poi un altro disco e di nuovo la crema ed infine chiudere con il dischio che avete in precedenza ricoperto di caramello. Con la rimanente crema ricoprite  i bordi della tortina.
Buon appetito!!!






venerdì 10 aprile 2015

VOI COME LO CHIAMERESTE QUESTO..... IO CONOSCO SOLO UN TERMINE: CRIMINE!



"Negli allevamenti di galline ovaiole i pulcini maschi (statisticamente la metà), non destinati dall'uomo a diventare carne e non predisposti dalla natura a produrre uova, vengono letteralmente distrutti. Alcuni di questi sono risucchiati da una serie di condutture per finire su una piastra elettrificata dove trovano la morte. Altri vengono eliminati in modi diversi, ed è impossibile dire quali siano i più fortunati. Alcuni vengono gettati e lasciati morire in grossi contenitori di plastica; i più deboli vengono spinti sul fondo dove soffocano lentamente, i più forti soffocano in cima. Altri vengono triturati vivi, perfettamente coscienti, in un tritacarne. "

(Jonathan Safran Foer - Se niente importa. Perché mangiamo gli animali?)

martedì 7 aprile 2015

POLLI E GALLINE

Chi sono?

I polli sono animali interessanti e curiosi, intelligenti quanto i mammiferi, come i cani, i gatti e anche i primati. Sono molto socievoli e amano passare il tempo insieme, razzolando in cerca di cibo, pulendosi le piume in bagni di polvere, appollaiandosi sugli alberi e stando distesi al sole. I polli sono animali precoci. Le galline comunicano coi piccoli non ancora nati, i quali rispondono pigolando da dentro l'uovo!
Quando vivono liberi, i polli formano gerarchie sociali complesse, note come "ordine di beccata" e ogni pollo conosce il suo posto nella scala sociale e ricorda le facce e il "grado" di oltre 100 volatili. Chi ha passato del tempo coi polli sa che ogni volatile ha la sua personalità che spesso è legata al suo ordine di beccata - alcuni sono gregari e senza timori, mentre altri sono più timidi e stanno in guardia; alcuni polli apprezzano la compagnia umana, mentre altri amano stare per conto proprio, o sono timidi o anche un po' aggressivi. Proprio come i cani, i gatti, e gli stessi umani, ogni pollo è un individuo con una sua specifica personalità.
« I galli domestici che hanno la possibilità di vivere liberi, secondo Valerie Porter, esperta di volatili domestici, sanno "esprimersi" come i loro antenati selvatici, e sono in grado di emettere diversi richiami per indicare "scoperta di cibo, allarme, rivendicazioni territoriali, preoccupazione, paura, piacere, frustrazione, dominanza, appagamento e così via". Quando un gallo trova qualcosa di prelibato da mangiare chiama la sua femmina preferita, con un tono sommesso e una voce particolare riservata solo a questa occasione. La femmina a sua volta fa lo stesso per guidare l'attenzione dei pulcini verso un cibo specifico.»

Storie e aneddoti

« Karen Davis, autrice del libro "Prisoned Chickens, Poisoned Eggs" (Polli imprigionati, uova avvelenate), racconta che la sua gallina, Muffie, aveva fatto amicizia con una tacchina, Mila. "Uno dei loro rituali preferiti" racconta Karen "aveva luogo di sera, quando riempivo le ciotole col tubo dell'acqua. Muffie e Mila seguivano insieme i rivoletti sul terreno per abbeverarsi, Muffie sfrecciando e bevendo come una vispa fatina marrone, Mila dondolandosi e sorseggiando trasognata, emettendo a intermittenza note flautate". Non erano cresciute insieme, eppure avevano creato un legame molto forte. Sapevano di essere diverse, ma questo non pareva fare alcuna differenza per la loro amicizia. Era chiaro che si piacevano.»
William Grimes, autore di un libro sull'intenso rapporto con un grosso pollo Black Autralorp, che un bel giorno si è insediato nel giardino di casa sua, afferma che alcuni polli hanno un senso dell'umorismo notevolmente sviluppato. Grimes scrive che Chicken (l'ha battezzato così) sembrava avere una gran voglia di giocare:
« "Era per puro caso che arrivava di soppiatto alle spalle di Yowzer, un gatto che aveva una crisi di nervi tutte le volte che veniva colto di sorpresa? Ho osservato più e più volte Chicken avvicinarsi cautamente mentre Yowzer era girato dall'altra parte, lanciare un paio di strilli e poi rimanere a guardare mentre il gatto faceva un salto verticale di oltre mezzo metro. Dopo un agguato ben riuscito, Chicken correva via baldanzoso, con un coccodè che pareva una risatina".»
Susanna, della provincia di Roma, ci parla della gallina Fernanda:
« Due anni fa tornando a casa ho trovato una gallina nuova nel recinto... C'erano Cocca, Clara, Serafina, Rosalba, Bianca e Bianchina, e poi c'era lei: una gallina più scura delle altre in disparte... Mio nonno mi disse che ce l'aveva portata un nostro vicino di casa.
Le altre galline l'allontanavano (hanno una gerarchia molto "severa") e così lei ha cominciato a seguirmi. Ha imparato il suo nome e ora anche se è integrata nel gruppo quando la chiamo viene, quando corro mi segue e quando la voglio prendere in braccio non scappa e mi viene incontro.
E' bellissimo avere la fiducia di una gallina.
Ora Fernanda ha 6 anni, conosce il suo nome e va pazza per la scarola e le foglie di cavolo, ed è per me una gallina speciale!»
Valter, dalla provincia di Torino, ci racconta un fatto successo qualche anno fa:
« Una sera c'era stata una di quelle nevicate improvvise, quelle che arrivano dall'est, quando alla mattina c'è il sole e nel giro di un paio d'ore ti trovi il cielo coperto e trenta centimetri di neve. Le galline non erano rientrate come al solito nella loro casina e temetti subito un assalto delle faine, anche se di giorno era strano. Presa la torcia ho provato a cercarle nel prato, a chiamarle, e con mia sorpresa le ho trovate disperse qua e là, sparpagliate nel candido della neve fresca; accoccolate e tremanti sotto la luce della torcia e il pallore della luna che si faceva di nuovo vedere tra le fronde nere degli alberi. Si sono fatte prendere docilmente, e stringendomele al petto potevo sentire il loro cuoricino battere forte per poi tranquillizzarsi. Quando erano di nuovo tutte nella loro casetta e le guardavo sistemarsi per la nanna, ho provato forse per la prima volta, intensamente, la vergogna di un "buon brodo di gallina". Ho capito che non sono tanto diverse dai gatti o dai cani, che non sono "carne", ma creature capaci di emozioni, paure e felicità come ogni essere su questa Terra. »
Racconta Federica, che vive in campagna con vari animali:
« Ho una gallina molto timida, è con noi ormai da 6 anni, ma non è per niente abituata a noi! E' una chioccia maldestra, con un grande istinto di covare, ma dopo la nascita dei pulcini, non è mai stata molto in gamba nel crescerli. Se li perdeva in giro per il giardino, si dimenticava di averli al seguito e andava per i fatti suoi, mentre loro pigolavano come dei disperati. Avendo dei galli c'è sempre il pensiero che le uova possano essere fecondate e in famiglia dobbiamo ricordarci di controllare ogni giorno che non ci sia qualche gallina che cova, altrimenti ci ritroveremmo sommersi dalle galline (infatti i 6 galli sono il risultato di alcune covate e non conoscendo nessuno interessato a prenderli e NON mangiarli, ce li siamo tenuti tutti). Ma lei, niente da fare, piuttosto si nasconde sotto la casetta dei conigli, ma se vuole covare, DEVE covare.
Tre anni fa, poverina, siamo riusciti nell'intento di non farle covare le uova, tra me e mio figlio siamo riusciti a toglierle tutte. Anche l'oca aveva fatto delle uova e così la gallina, come ultima spiaggia, ha deciso di covarle. Non mi sono sentita di toglierle anche quelle. Così ha covato le uova d'oca! Quando sono nati i piccoli, lei, chissà come, ha trovato l'istinto che le mancava! Li ha tirati su bene, cercando di insegnar loro a razzolare, tenendoli sempre d'occhio. E poverina, come si spaventava se li mettevamo nel laghetto! Quando sono diventati grossi come lei, non li ha più curati e loro sono andati automaticamente dai genitori "biologici". In questi ultimi anni ha ancora avuto modo di covare qualche uovo (uno questa primavera) e finalmente è diventata una brava chioccia. »
Masson, nel suo libro parla di Kim Sturla, del rifugio californiano Animal Place, che racconta di una gallina trovata in una discarica cittadina, una gallina anziana col becco gravemente danneggiato da uno "sbeccamento" riuscito male. L'operazione di taglio del becco è sempre molto dolorosa per gli animali, viene praticata senza anestesia e, dato che viene sempre svolta in fretta, a volte causa lesioni permanenti che causano molta sofferenza all'animale. Kim portò la gallina, che chiamo Mary, al suo rifugio, dove fece amicizia con Notorius Boy, un giovane gallo. Anche senza attrazione sessuale, data l'età di Mary, i due si volevano molto bene, e passavano tutto il tempo assieme, ignorando gli altri animali. Prendevano il sole, cercavamo il cibo, dormivano, tutto sempre insieme.
Racconta Kim:
« "Il loro luogo preferito per dormire era lontano dal pollaio: avevano scelto un tavolo da pic-nic fuori dalla finestra della cucina. Quando arrivarono le prime piogge invernali e iniziò a diluviare, Kim uscì per portarli al coperto. Li trovò rannicchiati insieme, Notorius Boy con un'ala avvolta intorno a Mary per proteggerla dal vento e dalla pioggia, proprio come una chioccia che protegge i suoi pulcini." 

sabato 4 aprile 2015

COLOMBA PASQUALE



Per la colomba utilizzare uno stampo da 1 kg

Primo Impasto Colomba

Ingredienti:
uno stampo da 1 Kg
90 gr lievito Naturale
60 gr zucchero di canna
25 gr di myei volley  (3 c di myei volley)
100 gr acqua
70 gr margarina (alsan)
250 gr Farina Manitoba


Procedimento Primo Impasto:

Iniziate l’impasto quando il lievito naturale e’ al massimo della maturazione (circa 3-4 ore dall’ultimo rinfresco) 
Stemperate il lievito naturale nell’acqua ad una temperatura tiepida
Aggiungete lo zucchero
Impastate per 5 minuti con impastatrice o uno sbattitore con  fruste ad elica
Aggiungete la farina e myei
Lavorate l’impasto fino a che non risulti bello asciutto ed elastico
Ammorbidite il burro a temperatura ambiente senza scioglierlo ed aggiungetelo all’impasto.
Continuate ad impastare fino a che l’impasto risulta di nuovo asciutto
l tempo totale di impasto e’ circa 45 minuti 
Coprite bene l’impasto cosi’ ottenuto e mettetelo a lievitare in un luogo senza spifferi d’aria ed a una temperatura di 25-30 c (per esempio dentro il forno SPENTO con la luce accesa)
Lasciate lievitare 12 ore or fino a quando non triplica di volume

Secondo Impasto:

Ingredienti:
Il primo impasto
60 gr di zucchero
5 gr di malto di riso
25 gr di acqua
125 gr di farina  manitoba
4 gr  di sale
75 gr di margarina
50 gr di canditi
50 gr di uva passaUn pizzico di vaniglia

Preparazione Secondo Impasto

Mettete nell’impastatrice il primo impasto e aggiungete il malto, lo zucchero, l’acqua
Dopo qualche minuto aggiungete la farina
Continuate ad impastare e quando l’impasto risulta bello asciutto ed elastico
Aggiungete il sale, la vanillina, il margarina tiepido
Quando l’impasto ha assorbito tutta la margarina, aggiungete i canditi
Impastate ancora 5 minuti. Non troppo o i canditi si disfano
Il tempo totale di impasto e’ circa 45 minuti

Lavorazione Colomba

Dividete l’impasto in due parti. Una più’ grossa per il corpo (un po’ piu’ della meta’ dell’impasto) e dividete la pasta rimanente in due parti uguali per le ali
Lasciate riposare per circa 30 – 45 minuti.
Mettete quello grosso al centro dello stampo da 1 Kg con le due ali ai lati
Lasciate lievitare per 4-5 ore a 25-30 gradi al riparo da spifferi d’aria nel forno spento con la luce accesa.

Preparazione Glassa alle Mandorle

30 gr di mandorle e 75 gr di zucchero di canna frullati con l'aggiunta di 1 C di acqua 

Cottura

Dopo 4-5 ore di lievitazione, spalmate la glassa alle mandorle su tutta la colomba con un coltello senza punta e con molta delicatezza per non rovinare la lievitazione
Cospargete alcune mandorle sulla superficie
Ricoprite di granella di zucchero
Cospargete tutta la superficie di zucchero velo
Infornate a forno pre-riscaldato a 175°-180°  per 50-60 minuti
Buon appetito!!!








giovedì 2 aprile 2015

HEIDI,UNA MUCCA DA LATTE RACCONTA LA SUA STORIA


Red: “Bene, allora possiamo cominciare”.

Heidi: “Venni concepita, nacqui e crebbi nel mondo oscuro di un’azienda di produzione del latte. All’età di 18 mesi venni inseminata artificialmente, in modo che mettessi al mondo un piccolo. Il mio proprietario acquistó allo scopo lo sperma refrigerato di un cosiddetto toro di prima classe, selezionato nelcatalogo per corrispondenza di un’azienda specializzata. Da questo toro erano già state fecondate circa 65.000 mie compagne di sofferenza.

Dovetti ingoiare un paio di preparati ormonali, affinché lo sperma mi potesse fecondare con certezza.

All’età di 27 mesi portai alla luce un vitellino robusto al quale diedi il nome di Moritz. Pesava 40 chili, una prestazione di tutto rispetto per una giovane madre come me, dato che, secondo i criteri umani di crescita, sarei stata una l’equivalente di una ragazza quindicenne.

Mi sono naturalmente molto rallegrata della nascita di mio figlio. Tuttavia la mia gioia materna durò solamente un paio d’ore. Dopodiché il mio piccolo mi venne strappato con forza. Non so che cosa gli sia accaduto. Udii ancora per giorni il suo richiamo verso di me, dato che venne allevato nello stesso edificio dove anch´io mi trovavo rinchiusa. Piansi a lungo e chiamai piú volte disperata mio figlio. Siccome non smisi di gridare venni picchiata ed insultata. Non vidi mai piú il mio piccolo. Una mia amica mi raccontó che Moritz veniva allevato e cresciuto con del latte artificiale. Venne in questo modo ingrassato e portato, alla tenera etá di poche settimane, da un uomo che con un dardo metallico dilanió il cervello del mio piccolo, appese il suo corpo per una zampa, gli squarció la gola con un coltello affilato, e una volta dissanguato lo fece a pezzi mentre era ancora caldo.

I pezzi di cadavere del mio piccolo Moritz, che sono considerati prelibati e teneri dagli uomini, vennero acquistati e preparati come delicatezze in occasione di festivitá nel cerchio familiare o di inviti particolari. Non potevo credere che il mio padrone, che spesso mi accarezzava e mi parlava, potesse fare tutto ció. Non potevo semplicemente crederci. Non puó essere – pensai. Ma oggi so che questa è la triste realtá anche per le altre mie amiche mamme.

Red: E’ una storia incredibile! E poi come proseguí?

Un macchinario venne attaccato alle mie mammelle affinché mi venissero succhiati oltre 30 litri di latte al giorno che poi portavano via con un camion.. Il mio piccolo non ricevette mai il mio latte.

Ogni giorno vegetavo nel mio carcere ristretto, insieme alle mie compagne di destino. Avevo continuamente fame e sete: l’enorme furto di latte quotidiano mi toglieva tutte le forze!

La maggior parte del cibo che ingerivo serviva a farmi produrre il latte.

La superficie su cui giacevo per 12 ore al giorno, per ruminare o per dormire, era solo poco più grande di uno dei vostri letti. Il terreno calpestabile del nostro carcere, che condividevo e condivido tuttora con circa 200 mie colleghe, è coperto di escrementi, dato che non abbiamo altrimenti un’altro luogo dove scaricarci. In un canale che scorre lungo la superficie calpestabile si trova un grande urinatoio che raccoglie ogni cosa: puzza in modo orribile ed è pieno di mosche e di altri parassiti…Vorrei scappare da questa camera di tortura; sogno verdi distese, il vento ed una grande palla in cielo che mi riscalda. Non so assolutamente se ció esiste nella realtá.

Red: Heidi, come´è la sua giornata tipo?

Vengo munta, poi mangio qualcosa, poi rumino, poi dormo, poi vengo di nuovo munta, mangio di nuovo qualcosa, rumino di nuovo ciò che ho mangiato, dormo un po’ e tutto daccapo, ogni giorno, ogni giorno…

Non capisco perché gli uomini si comportano così. Io non voglio mangiare così tanto ma sono costretta perché il consumo di energia dovuto alla mungitura mi sfinisce. È davvero una sensazione orribile.

Red: Come poté superare la perdita di Moritz?

Non ebbi troppo tempo per questo. Già due mesi dopo il parto di Moritz venni di nuovo fecondata artificialmente ed ebbi così un doppio carico: donare il mio latte e far crescere in me un nuovo piccolo. Questo doppio carico mi indebolì incredibilmente. E poi avevo paura: forse me lo portano via di nuovo! Questa non è vita!

Il mio utero si infiammó, anche per via del continuo contatto con gli escrementi carichi di batteri e con il cibo ricco di germi. La mia febbre e la mia infezione vennero combattuti per mezzo di antibiotici da un uomo dal camice bianco. Il mio proprietario si arrabbiò con me perché dovette gettare via il mio latte per un paio di giorni, a causa dei resti degli antibiotici e dei batteri purulenti. Fui come costretta a ridivenire velocemente sana, poiché altrimenti avrebbero fatto con me quello che hanno fatto con Moritz, come mi disse una mia amica.

Red: Cosa accadde con il secondo figlio?

Ridivenni sana e regalai la vita ad una femminuccia. Ma appena mi venne portata via anche la dolce Vroni, quasi impazzii. Mia figlia venne tuttavia lasciata in vita. Ma la mia amica mi tolse subito la consolazione dicendomi che Vroni sarebbe stata allevata per poter prendere presto il mio posto.

Dopo due mesi venni di nuovo fecondata. Seguì una ulteriore gravidanza sofferente, e poi la nascita di Oscar. Non ho più urlato quando me l’hanno portato via, ho solo pianto. Ero consapevole che non potevo fare nulla.

Red: Come si sente di fronte a tutto ciò?

Sono sfinita. La continua mungitura attraverso i macchinari e le tre stressanti gravidanze mi hanno reso totalmente priva di energia e senza speranza. Le infiammazioni all´utero diventano sempre piú forti, le parcelle mediche sempre più care. Credo che verrò presto sostituita da mia figlia Vroni, perché per il mio padrone non rappresento più un fattore di rendita. Il mio proprietario qualche tempo fa, quando mi venne fatta una perizia, disse ad un altro uomo con cui dialogava che io avevo fornito, secondo i suoi calcoli, circa 30.000 litri di latte e che per questo mi aveva “ammortizzata”.

Come essere vivente sono ormai allo stremo e per l’uomo sono senza più alcun valore da un punto di vista commerciale. L’ultimo incasso che il mio proprietario fará attraverso di me sarà con la mia macellazione. Non potrà però incassare più di tanto: la mia carne è dura e irrigidita a causa dei miei sforzi di questi brevi anni. Potrebbe andare bene, come ho potuto apprendere da un colloquio, “solo per lo spezzatino o per dei wurstel”. A parte questo, solamente un terzo dei miei pezzi vitali è utilizzabile, dato che molti organi sono malati per via degli effetti di tutti i medicamenti che ho dovuto ingerire. Ho appreso che vengo oggi considerata come mucca vecchia, nonostante, come essere umano, non avrei ancora 20 anni! Sono soltanto una “disposable cow” (una mucca “da consumo”), come si dice in Inghilterra: per tre interi anni quantità immense di latte e un parto dopo l´altro, poi la malattia ed il macello.

Red: Cosa succederà di lei ora?

Mi dia uno sguardo! Sono alla fine, stremata e piena di acciacchi. Domani, lo sento, verrò uccisa anch’io con la stessa brutalità che è toccata ai miei piccoli. E’ stata una vita breve, orribile, piena di paura, dolori e sofferenza.

Per favore, vi imploro di pubblicare il nostro colloquio nella vostra rivista, in modo che gli uomini possano apprendere dell’indicibile sofferenza di noi animali da macello e affinché il loro cuore possa venir toccato.

Forse qualcuno potrà decidere di cambiare le sue abitudini alimentari e di impegnarsi a favore di noi creature senza alcun diritto. In questo modo la mia sofferenza non sarà stata vana….

Heidi, ha "rilasciato questa intervista" nella speranza di riuscire a a smuovere il cuore indurito degli uomini.

Tradotto dalla rivista tedesca “Vegetarisch genießen” (“Gustare vegetariano”), edita dalla casa editrice “Das Brennglass”.

Con l’autorizzazione a riprodurla (citando la fonte) in tutte le riviste e i giornali sensibili alla sofferenza degli animali.